Profondità di campo

Profondità di campo

Profondità di campoAvete mai visto delle foto in cui il soggetto era perfettamente a fuoco e e tutto il resto invece no? oppure delle foto in cui tutto è a fuoco? Vi siete chiesti come è possibile ottenere questo effetto scattando una foto, come si chiama?

La risposta è: “Si può fareeeee” e si chiama profondità di campo.

Una definizione che possiamo dare alla profondità di campo potrebbe essere “la zona in cui tutti i punti sono o sembrano a fuoco”, ho messo sembrano perché in realtà una lente mette a fuoco solo in un piano detto “piano focale” e allontanandosi da questo i punti diventano meno nitidi, ma nella zona della profondità di campo la perdita di nitidezza è così bassa che l'occhio non se ne accorge e considera ancora tutto a fuoco.

 

Quando un oggetto e messo a fuoco solo i suoi punti verranno registrati sul sensore come punti, qualsiasi altro oggetto più lontano o più vicino proietterà sul sensore dei circoli detti “circoli di confusione”. 

Più un punto è lontano dal piano di messa a fuoco più i circoli di confusione saranno grandi. Se un circolo di confusione è abbastanza piccolo l'occhio lo percepisce come se fosse a fuoco, quindi l'insieme di punti a fuoco e i circoli di confusione sufficientemente piccoli vengono chiamati profondità di campo , che quindi è un area non più un piano.

La profondità di campo viene sfruttata in fotografia per “staccare” il soggetto dallo sfondo ed attirare l'attenzione su di esso.

I fattori che influiscono sulla profondità di campo sono tre.

  1. Distanza del soggetto

  2. Diaframma

  3. Lunghezza focale

 

Nota: Le considerazioni che faremo sotto sono da considerare a parità degli altri fattori

 

Un soggetto che si trova distante dalla macchina fotografica avrà una profondità di campo maggiore rispetto ad uno più vicino quindi e man mano che si avvicina la profondità di campo si riduce (vi dice neinte la parola macro)

 

Il diaframma, che altro non è che l'apertura della tendina della lente che può essere più (es. f/1.8) o meno (f/32) aperto, agisce sulla profondità di campo.

Più è aperto il diaframma (f/2,8, f/1,8, f/1,4 ) minore sarà la profondità di campo, in questo modo solo l'oggetto scelto risulterà a fuoco (bokeh), più chiuso invece è il diaframma (f/16, f/22, f/32,...) più ampia sarà la profondità di campo, quindi una zona più ampia risulterà messa a fuoco.

 

La lunghezza focale, che equivale allo zoom utilizzato, interviene nella generazione della profondità di campo. Più grande è la lunghezza focale più stretto è la profondità di campo, più corta è la lunghezza focale più ampia sarà la profondità di campo

Avete mai fatto caso che quando zoomate lo sfondo si allontana e diventa confuso? Ora sapete perché.

 

La distanza di messa a fuoco che permetta la maggior profondità di campo si chiama “distanza iperfocale” o “iperfocale”

 

In alcune macchine fotografiche è presente una funzione che permette di avere l'anteprima della profondità di campo, questo permette di vedere in anticipo come verrà la foto, unico neo e che durante l'anteprima l'immagine si scurisce e quindi in scarse condizioni di luce la profondità di campo non si percepisce. L'oculare diventa più scuro perché di norma l'apertura durante la composizione dell'immagine è al massimo per permettere maggiore luminosità e quindi percepire maggiori dettagli , quando si attiva la funzione l'apertura si setta come impostata e quindi diventa più scuro.

 

Nelle macchine che hanno il live view questa funzionalità è meno importante dato che, su live view, si vede con l'apertura settata al valore impostato, su alcune macchine fotografiche però se cambiamo apertura bisogna spegnere e riaccendere il live view per vedere con la nuova impostazione, mentre per altre tramite apposito pulsante si può mostrare anche sul live view.

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